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dereil Cellerio, e l’Arduino, che lo collocarono in Marchia Anconitana prope Aesis fontes, e vogliono, che la sorgente dell’Esi sia sopra S. Anatolia. Ma si affaticano indarno, perchè quella porzione della Gallia unita all’Umbria ora è chiamata Marca Anconitana; e perchè l’Esi è formato dal fiume Sentino, dal Giano, e dal fiume, che viene da S. Anatolia. Attigio rimane in mezzo a questi due ultimi fiumi, ed il Giano è assai più abbondante di acqua di quello, che viene da S. Anatolia, che si scarica, e si confonde, e prende il nome di Giano. Il vero sito, ove fu tale Città, è quel tratto di terreno chiamato ora Attigio, che è circondato da quattro Ville chiamate Cesi, Aquatina, Castiglioni, Castellaro, o S. Croce. Rimane tal luogo sotto le radici di un’Appennino chiamato Monte Fano, ed è lontano a Ponente da Fabriano per due miglia e mezzo, a levante da Tufico miglia cinque, a mezzo giorno da S. Anatolia miglia cinque, a tramontana dalla Genga circa le otto miglia. Quivi si trovano ruderi, iscrizioni, monete, lapidi, e si raccoglie, che queste quattro ville, che formano la Parrocchia di Attigio, nel loro tratto racchiudono, e circondano l’antica Città. Questa non era in perfetto piano, ed un torrente l’intersecava. La divideva dal luogo, ove rimane Fabriano, un Monte chiamato Filittino, che è porzione di Monte Fano. Il Sig. D. Francesco Maria Morri attual Curato di Attigio trovò nel 1822 un Musaico nel campo detto di S. Giovanni spettante alla sua Chiesa, largo per ogni lato piedi diciotto, a cui era unita una piccola stanza larga per ogni verso otto piedi, ma il principio di essa era di forma ovale. Il pavimento di questa era di musaico, e più profondo del primo tre piedi, ed i gradini erano coperti di lastre di marmo. Si raccolse, che il primo pavimento era di una sala, il secondo di un bagno, perchè vi erano due buchi uno per dove entrava l’acqua, e rimaneva più alto da principio, e l’altro rimaneva alla fine nel pavimento, e vi era un condotto di piombo. Le pareti erano foderate all’intorno di lastre di marmo pario, che egli conservò, e che mi fe-