Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
64 | capitolo secondo. |
mi domanda certe informazioni e mi fa capire, non proprio chiaramente, ma copertamente, che gradirebbe una mia visita. Ebbi come un’ondata di amarezza per questa tentazione che Iddio mi mandava appena compiuto un sacrificio grande per serbarmi fedele alla sua legge. Presi la penna e spedii sull’atto alla signora le informazioni richieste togliendo ogni ragione di visita. Poi mi diedi tutto alla preparazione che mi era necessaria prima di assumere l’ufficio di sindaco. Mio Dio, don Giuseppe, è passato un anno e sto ancora tanto male; se c’è per me una via di salute, non è che questa: uscire dal mondo!„
Il giovine tacque. Poi afferrò un braccio al prete, glielo strinse in uno spasimo di passione: “don Giuseppe, don Giuseppe, pensi, pensi se proprio non è possibile! Un romitaggio libero non fa per me. Ho bisogno contro me stesso di un carcere, di quattro pareti sepolcrali, dure, fredde, mute, e in questo momento sono ancora pronto, andrei con gioia, domani non so! La supplico nel nome del mio povero papà, della mia povera mamma che Lei ricorda tanto. La scongiuro!„
Fece l’atto, così dicendo, di buttarsi ginocchioni. Don Giuseppe lo abbracciò di slancio, lo trattenne. La gran fronte maestosa irradiava tenerezza e dolore, gli occhi erano velati, la voce gli moriva