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nel monastero. 61

da letto e il gabinetto di toeletta di mia moglie come s’ella vi fosse ancora, con tutti i suoi ninnoli, i profumi, sino all’accappatoio sulla poltroncina. Per un po’ di tempo questo mi giovava, mi ravvivava le memorie; ma poi! Vedevo la tenerezza negli occhi de’ miei suoceri, vedevo la pietà negli occhi dei miei conoscenti. Era una cosa terribile perchè non soffrivo più, non amavo più, mi sentivo, con orrore, un ipocrita. Non basta: prima non avrei guardato una donna in viso due volte, per la sua bellezza. Poi...„.

Il giovane si coperse gli occhi con le mani ripetendo che voleva dire tutto, tutto! Scopertosi il viso continuò:

“Un giorno, proprio ritornando dal luogo dov’è mia moglie, m’incontrai nel treno con una signora giovine e bella che certo mi conosceva perchè mi avvidi subito che mi guardava con curiosità e interesse. Quella è la prima persona che ha sospettato il vero de’ miei sentimenti perchè mi parve leggerle in viso, dopo averla guardata due o tre volte, una sorpresa, una specie di sorriso interno; capisce? Per molto tempo non mi potei levare quegli occhi dalla memoria. M’infervorai sempre più nelle pratiche ascetiche, pregai Dio che mi aiutasse e mi parve infatti di aver dimenticato„.

Tutto quest’ultimo racconto Maironi lo fece an-