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nel monastero. 59

tanto pura e severa come mia cugina mi parve un asilo di pace. Quando la sposai mi credetti innamoratissimo di lei. Però neppure a lei ho voluto raccontare i miei propositi segreti di una volta. Solo mi ricordo che si visitò insieme Praglia, che il trovarmi nel cortile pensile con mia moglie mi fece una impressione straordinaria e che mia moglie mi domandò e mi ridomandò se mi sentissi male. Adesso, don Giuseppe, viene qualche cosa di tanto penoso a dire! Mi pare una viltà di raccontare certe cose quando...„.

Piero non potè continuare, non potè reprimere un singhiozzo violento.

“Ecco„, ripigliò alfine, “dopo i primi giorni mi trovai disilluso, in certe cose, riguardo a mia moglie. Intanto, malgrado il suo affetto, aveva freddezze invincibili. Mi perdoni; a un padre devo pur dire tutto! Non mi pareva più enigmatica, mi pareva chiusa, sì, ma vuota. La portai in Valsolda per una visita ai miei morti, avrei voluto che pigliasse affetto al paese, alla casa che mi è tanto cara. Invece si mostrò gelida. Ne fui offeso amaramente. La malattia terribile incominciò con prostrazioni, terrori, presentimenti sinistri e accessi strazianti di affetto per me. Allora non Le so dire i miei rimorsi, mi sono disprezzato, odiato! Mi sono proposto di adorarla, se guariva, come una crea-