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ab ovo. | 41 |
Una pausa, una contrazione del viso, una vittoria della volontà.
“...scade l’anno venturo. Occorre dunque parlarne. Ora ti confesso che nelle mie condizioni il metter fuori questa somma...„
Piero lo interruppe. Ma di che si crucciava mai? Ma che termini, ma che scadenze! Facesse il comodo suo. Allora il buon Zaneto s’impelagò in un mar di parole ingarbugliate, nè avrebbe riguadagnata la riva senza il soccorso altrui. In sostanza quel chieder la proroga dell’affranco della dote non era stato che un esordio, una introduzione alla proposta di addossare per l’avvenire al genero il pagamento della ricchezza mobile. Piero capì subito che il pover’uomo recitava male una lezioncina spuntata, meditata e composta dentro quel duro e freddo bernoccolo degli affari che fioriva sotto le traccie grigie della marchesa Nene in amichevole compagnia con parecchi altri bernoccoli di opposta indole.
“Ma tutto quel che volete!„ diss’egli, sdegnoso.
“Abbi pazienza„, fece il povero Zaneto. “Abbi pazienza. Le cose bisogna dirle, eh!„.
Cavò l’orologio, trasalì, fece “ohe, ohe!„ e scappò dicendo che aveva l’impegno di andare con la Nene in Duomo alla novena di san Giuseppe.