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ab ovo. | 33 |
sua fiamma la donna da lui uscita e da riaspirare in sè. Balzò a sedere sul letto. Nel silenzio della notte, nel lume tremante della candela le stesse cose intorno a lui parevano guardarlo attonite. Scese, aperse la finestra, bevve l’aria fredda, scura e muta.
Ore dalla torre di città: una, due. Silenzio. Ore della prossima chiesa: una, due. Paiono voci tristi e gravi che si scambino un lugubre saluto claustrale: memento. Altre voci solenni, vicine, lontane, nell’interno stesso della casa, ripetono: una, due: memento. Maironi si fece macchinalmente il segno della croce, mormorò macchinalmente: “Et ne nos inducas in tentationem sed libera nos a malo, amen„.
Sentì la preghiera cader senza eco nel mistero vuoto e sordo, giunse le mani, chiamò a sè, quasi per un cieco istinto, due persone non conosciute mai, immaginate in diverse forme infinite, talvolta dimenticate, talvolta desiderate intensamente, strette a lui dal più tenero affetto, ma impedite di rispondere al suo richiamo, dormenti l’ultimo sonno nel povero camposanto di Oria in Valsolda: “madre mia! padre mio!„
Si ricordò di avere una lettera urgente a scrivere, volle farlo subito. Si trattava di rispondere
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