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senza traccia. 459


V.


L’indomani mattina, prima di uscire con la messa, don Giuseppe domandò se il signor Maironi fosse in chiesa, e, udito che no, attese, così parato, alquanto. Finalmente, tardando ancora Maironi a venire, uscì. Rientrato in sacrestia vi trovò il custode il quale aspettò a mala pena che finisse il ringraziamento per dirgli con voce tremante e con faccia turbata di venire a casa subito subito. Cosa era mai successo? Il custode non rispose che quando ebbe chiuso dietro di sè l’uscio di casa. La risposta fu uno scoppio di pianto.

“Ma santo cielo, cosa c’è?„ esclamò don Giuseppe, “parlate!„

Impossibile; il pover uomo non riusciva, fra i singhiozzi, a spiegarsi.

“Guardi qua!„ diss’egli a stento. E gli porse un biglietto.

Don Giuseppe lo lesse, comprese, non mostrò meraviglia, si fece accompagnare nella camera dove Piero aveva dormito.

Era una cameretta dell’ultimo piano, con due finestre, una a mezzogiorno, sopra il tetto della sala, verso monte Bisgnago, l’altra a ponente, sopra