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24 capitolo primo.

trattandosi di materia molto delicata, rideva con riserbo e diceva solo: “Povareta! Povareta!„ in tono di blando compatimento. Dopo il muso lungo della marchesa venne la volta della lucerna. “Che puzzo di petrolio! Che indecenza!„. “E il caffè?„ esclamò don Serafino. “Non era proprio acqua sporca, stasera?„ Anche qui gli amici fecero eco; solo il signore acido sostenne ch’era acqua pulita.

Il prete raccontò che in passato aveva fatto qualche osservazione a Federico. Federico s’era scusato accusando la padrona. “Avarizia cagna, sior„. Ogni mese, appena pagato il conto del droghiere, la padrona andava in cucina a predicare sul caffè troppo forte. Ripagata così la ospitalità degli Scremin dove quei piccoli borghesi gustavano da lunghi anni un odore, un sapore di padronanza sulla nobile casa molto voluttuosi ai loro sensi democratici, la brigata si sciolse sotto il fanale d’un crocicchio, si sparse per tre o quattro vie deserte. Di qua l’uomo acido riprese il tema Dessalle brontolando con l’asprezza di una stizzosa virtù cose da fare spiritare quattro Zaneti e strillar “ta ta ta„ anche alle vecchie metope del Cinquecento, che dall’alto delle cornici palladiane guardavan giù nella via. Di là era l’uovo che si frullava da capo fra bisbigli e risatine; e si ricommentava l’uscita di Zaneto dalla confraternita del Duomo. Poi si faceva l’au-