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in luminae vitae. 437

“Senta„ diss’egli “Piero Maironi m’interessa da un pezzo, per il mio mestiere, e, quando veniva qui spesso, l’ho studiato molto. Non dico che sia un nevrastenico, ma insomma, lasciamo i termini scientifici da parte, è un nervoso per eccellenza. Quando veniva più spesso, io, studiandolo in certi suoi fervori religiosi, perchè ne ho avuto prove anche qui nella nostra chiesetta interna, in certe intolleranze di ogni minima parola un po’ libera, in certi atti strani come il costante suo rifiuto di visitare il riparto delle pazze, mi sono formato un concetto di lui come di un uomo pio, austero, ma non fatto per il celibato, che soffrisse della sua forzata separazione dalla moglie e ne soffrisse tanto da poterne avere il sistema nervoso profondamente offeso. Poi, avendo udito parlare di una relazione, pensai - mi perdoni, parlo da medico - che forse tutto il male non veniva per nuocere. Ma oggi qui è successo qualche cosa che mi ha fatto paura.

Stamattina fra le dieci e le dieci e mezzo, forse Loro non se ne sono accorti, Maironi è andato nella nostra chiesina dove credeva che non ci fosse nessuno, mentre invece in sagrestia v’era un inserviente. Ora l’inserviente gli ha veduto fare delle stranezze gravissime, gemere, guardar il Crocifisso con una faccia di allucinato. Lei mi dirà che anche i santi facevano cose simili. Io rispetto i santi, non voglio