Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
in luminae vitae. | 429 |
udito il passo di un viandante, un canto lontano nei campi. Il medico si china sul volto più bianco del guanciale ove posa, illuminato da un sorriso, semiaperta la bocca e immobile; guarda don Giuseppe, tacendo. Don Giuseppe si china pure, giunge le mani, si rialza, dice con voce sommessa, devota come all’altare:
“Non è morte. È lume di vita eterna„.
Un solo fiore non perdette per lei l’ora sua breve, la madre non ne volle sul letto funebre.
VII.
Verso mezzanotte, in uno stanzino dell’albergo ammorbato di muffe, al lume di una candela di sego, Piero e don Giuseppe ragionavano insieme, a bassa voce, della morta, dell’occulto tesoro spirituale ch’era stato in lei.
“Aveva in questo la natura di sua madre„, disse Piero.
Allora don Giuseppe sospirò.
Stette per qualche momento immobile e muto, quasi a considerar mentalmente la madre mirabile, e poi si levò di tasca un astuccio, dicendo che gli