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in luminae vitae. 423


La messa era al Sanctus. Mi sono inginocchiato. Alla consacrazione mi copersi il viso con le mani e mi vidi, veramente mi vidi scritte nel palmo delle mani cinque parole, proprio le parole che da giovinetto, nei miei fervori mistici, quando mi figuravo di morire, avrei desiderato leggere sulla parete in faccia al mio letto: Magister adest et vocat te. Le vedevo grandi, bianche sopra un fondo nero. Poi, verso la fine della messa, stando sempre inginocchiato e con gli occhi coperti, mi successe questa cosa terribile: ebbi la visione istantanea, fulminea della mia vita nel futuro e della mia morte. Se chiudo gli occhi la vedo ancora! O mi dica, mi dica, don Giuseppe, ho sete di darmi tutto a Dio ma debbo proprio credere che la visione mi viene da Lui, che significa la sua volontà? Perchè se credo è un comando preciso. Si tratta per ora di una rinuncia completa, e più tardi, quando Iddio vorrà, di una responsabilità gravissima da impormi, di un’azione personale straordinaria da esercitare pubblicamente nella Chiesa. Sì, non è vero? Debbo crederlo!„

“Deve prima di tutto rimettersi l’anima in pace„, rispose don Giuseppe. “Deve ringraziare il Signore che La richiama e pregarlo, pregarlo con la maggiore insistenza che La illumini, che Le faccia conoscere la sua volontà con tutta quella