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in luminae vitae. 421

crestia. Alzandosi dall’inginocchiatoio restò sbalordito e sgomento; Piero gli stava davanti, tanto acceso nel volto di ansia e di supplica, tanto visibilmente tremante le mani congiunte, ch’egli subito pensò: “è morta!’ e i suoi occhi atterriti lo dissero. “No, no, no, devo parlare!„ fu l’affannosa risposta. Don Giuseppe mandò fuori dalla sagrestia il chierichetto, che aspettava. Intanto Piero si buttò sull’inginocchiatoio e copertisi con una mano gli occhi, batteva e ribatteva con l’altra la logora poltrona disposta lì accanto per le confessioni.

Don Giuseppe, non sapendo cosa fosse per succedere, fra proclive e renitente, dopo un momento di esitazione, obbedì.

“Non posso parlar che qui, non posso parlar che qui„, singhiozzò Piero, raccoltesi ambo le mani sul viso. “Ero già scosso... quando Lei stanotte, mi parlava della grazia... ma dopo... ma dopo...„.

Non poteva proseguire. Don Giuseppe gli passò e ripassò una mano sui capelli, dolcemente.

“Aspetti, aspetti, si sfoghi, si calmi„.

Ma Piero neppur poteva tacere e la sua voce, poco a poco, si rinfrancò.

“Dopo... appena Lei era uscito per venir qua... mi son sentito prendere a un tratto da un’inquie-