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412 | capitolo settimo. |
dell’anima, ineffabilmente, offerse per lui le pene sue presenti e quelle attese della purificazione futura.
“Signore, Signore„, pensò “non lasciatemi morire così!„ E subito ebbe un momento quasi di rimorso, si affrettò a soggiungere dentro di sè: “Però sia fatta la Vostra santa Volontà„.
Poi chiamò con voce fievole:
“Caro„.
Chiese il fazzoletto. Avutolo, cercò di recarselo agli occhi e la mano le ricadde sulle lenzuola.
“Non ho più la forza„, diss’ella. E aperse la mano.
Allora tremante, straziato, volendo pur dire una parola consolatrice e non riuscendovi, egli le terse col fazzoletto gli occhi lacrimosi. La poveretta potè appena dirgli:
“Grazie. Chiamami la mamma„.
IV.
Gli Scremin, don Giuseppe Flores e Maironi alloggiavano in un piccolo albergo vicino allo Stabilimento. Dopo la visita del professore, che trovò la febbre ancora piuttosto alta, una penosa inquie-