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408 capitolo settimo.

queste rose sull’entrata d’un discorso spinoso, si arrischiò a mettervi un piede.

“Mi è stato parlato„, diss’egli “di dubbi che avresti circa la provenienza della tua sostanza, dubbi che t’impedirebbero un atto di assoluta proprietà. Non lo dico per niente, sai! Non lo dico per niente! Te ne parlo per il puro tuo interesse. Si tratta di una questione che conosco. Ne ho udito discorrere in casa mia da giovinetto, più volte, e anche poi, da uomo. È una questione che non è questione. Si tratta di un testamento annullato per non so quale difetto, se di data, se di forma, se d’altro. Ora questo considerar poco i difetti di forma sarà generoso ma non è giusto. Il difetto di forma riflette sempre un dubbio sulla sostanza! Domanda a qualunque direttore di coscienza...„.

“Nessuno di costoro farà mai per me„, pensò Piero; notò in pari tempo che l’ascetico suocero e la scettica Jeanne venivano per vie diverse a incontrarsi con l’egoismo sulla stessa cattedra di consiglio.

La marchesa Nene porse il capo dall’uscio e chiamò Piero. L’Elisa si era svegliata, lo voleva. Mentre il genero entrava ella uscì, gli disse sorridendo con un’aria di compiacenza quasi affettata che l’Elisa la cacciava di camera. E soggiunse piano: “Poco, poco, poco!„