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ab ovo. 21

Ci perde la testa anche il clero, ci perde! Eppure quella è gente che non va a messa. Gente, ute religion, che qua se ghe dise pamòi„.

Questa parola pamoio che nel dialetto del luogo significa tanto una zuppa quanto una persona di dubbia ortodossia forse per le floscie parvenze incolori, per la poco nutriente virtù di un tal cibo e di un tal credo, fece succedere un altro tafferuglio. Il prete gridava: “Cossa vienlo fora? cossa m’importa a mi che i sia pamòi o che no i sia pamòi? Cossa ga da far i pamòi col naso?„ Il censore bilioso gridava: “Sissignor, sissignor, pamòi, pamòi! Pamòio lu e pamòia ela!„ Gli altri ridevano e li aizzavano. Zaneto, tra ridente e contrito per la mala riuscita della sua manovra, cercava metter pace. Durante la zuffa un signore ossequioso seduto presso alla marchesa Nene le domandò sommessamente il suo parere. La marchesa che lavorava di calze non alzò gli occhi dai ferri e rispose:

“Mi no vado a zavariarme„.

La vecchia marchesa non si “zavariava„ mai, ossia non si dava mai fastidio per ciò che non la riguardava. Così almeno pareva; perchè nel fondo dell’anima sua vi era una quantità di celle segrete e chiuse a chiave dov’ella custodiva note raccolte in silenzio su tante cose cui non pareva badare, fila intri-