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in luminae vitae. | 403 |
II.
Era una lunga via dallo studio del Direttore al piccolo quartiere appartato dove la povera Elisa aveva così lungamente sofferto e ora stava morendo. C’erano scale da scendere e salire, lunghi corridoi da percorrere, cortili da attraversare. Vi passeggiavano persone tranquille di aspetto assai civile, molte delle quali salutarono rispettosamente don Giuseppe. Una di queste, un vecchio signore dall’aria distinta, riconobbe Maironi per essergli stato presentato una volta dal Direttore e lo fermò.
“Come sta la Sua signora? Soffre tanto, eh, poverina. Già la fedeltà è femmina, non può essere mascolina. Qui ci dicono matti ma si sa tutto di tutti. C’è qualcuno che veramente non ha prudenza nel parlare. Bisogna compatire! Grazie a Dio, se sono stato anch’io così, adesso non lo sono più. Vedo che Lei è con lo Spirito Santo; dicano, dicano al signor Direttore come ragiono bene, e ch’è un delitto di tenermi ancora qui!„
Il signor Direttore era poco lontano, udì, promise amorevolmente a colui di licenziarlo presto, gli consigliò di andare intanto a pigliar il suo caffè e latte. L’infelice obbedì silenziosamente, dominato,