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vena di fonte alta. 393

passeggio, si fece ad aprire il suo uscio, a camminare anche nell’andito. Piero sapeva della sua passione per Jeanne e non dubitò di una intenzione gelosa, di un avvertimento diretto a lui. Si buttò a giacere sul letto e, benchè avesse cura di non muoversi affatto, Bassanelli continuò a dare segni, di tempo in tempo, della sua insonnia.

Fra il tocco e le due, Piero si lasciò prendere da un sopor lieve, da un’ombra di sogno. Gli parve che venisse lei, che toccasse il suo uscio con un dito e scese affannoso dal letto per aprirle, per dirle che Bassanelli spiava. Appena ebbe i piedi a terra dubitò di aver sognato.

Ecco invece due colpettini secchi all’uscio. Trasalì, aperse pian piano senza domandare chi fosse. Vide il padrone dell’albergo, vestito a metà, con un lume in una mano e una lettera nell’altra. Trasognato, tardò molto a capire che la lettera era per lui, che l’aveva portata un vetturino, il quale gli faceva dire di esser pronto a scendere, se il signore lo desiderasse, anche subito.

Lesse, spalancando gli occhi, il brevissimo scritto, rimase interdetto, immobile. L’altro attese un poco e poi gli domandò se avesse ordini. Piero si scosse, rispose che ci avrebbe pensato, che intanto il vetturale aspettasse; e si fece accendere il lume.