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vena di fonte alta. 391

III.


La camera di Piero metteva sul largo andito centrale dell’albergo in faccia a quella di Jeanne. Accanto a Piero dormiva Bassanelli e le due camere erano divise da un semplice assito. Il geloso Bassanelli uscì dal salotto Dessalle, appena uscito Piero, volendo sapere dove questi dormisse e non piacendogli di domandarlo, nè a lui nè ad altri. Trattenuto un momento sull’angusta scala da una cameriera che scendeva, non vide in quale camera fosse entrato e finse di sbagliare, aperse più di un uscio prima del buono, e brontolata una scusa, entrò rumorosamente nella camera propria. Quell’appartarsi replicato di Piero e di Jeanne la mattina, e a pranzo un che d’inquieto, di febbrile negli occhi loro, certi sguardi scambiati, certe distrazioni dell’una e dell’altro, gli avevano ispirato amarissimi sospetti da vecchio conoscitore d’intrighi notturni. Era fermo di vegliare, di spiare, d’impedire.

Piero si buttò in un seggiolone davanti alla finestra aperta, alle stelle tremolanti là in faccia sopra un nero culmine di bosco, immaginando la cosa detta senza parole da labbro a labbro, sentita sull’orlo degli abissi di Rio Freddo, nello stesso