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390 capitolo sesto.

partirà, vero, domani?„. E a lui era mancato il tempo di rispondere, o forse, nel tumulto dell’animo, gli era mancata la parola. Dopo pranzo, nel salottino dove i Dessalle tenevano conversazione e offrivano il thè ogni sera, si era conversato poco e non piacevolmente. Bassanelli aveva condotto il discorso all’elezione di Brescia, andata bene per il Governo grazie all’attività del candidato ministeriale, non d’altri. Si capì che voleva alludere a Maironi e questi cominciò a bollire. Certe nebulose frasi dello stesso Bassanelli, venute poi, gli parvero accennare a un altro aiuto invocato inutilmente da quel poveruomo del marchese, cui era pur lecito aver debolezze che tanti hanno. Allora egli scattò, eccitò Bassanelli a parlar franco, gli negò il diritto di giudicare atti privati di cui non conosceva le ragioni. Bassanelli lo rimbeccò aspramente: chi gli aveva detto di prendere quelle parole per sè? Carlino, vedendo sua sorella fremere, tenersi a stento dal pigliar con impeto le parti di Maironi, troncò il discorso:

“Basta„ diss’egli “adesso si prende il thè.„

Mentre si prese il thè non furono scambiate che poche parole gelide. Poi tutti si ritirarono.