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vena di fonte alta. 381


Ella gli sarebbe caduta ai piedi se Piero non l’avesse impedito a forza. Gli prese e raccolse i polsi, gli parlò affannosa, porgendogli il viso, affissandosi in lui con la espressione di un morente che cerchi negli occhi del medico la speranza:

“No, no, Dio, Dio mio, no, Lei non sa, Lei non sa! Io ho nella mente delle oscurità disgraziate, io La contraddico anche qualche volta per una specie di spirito maligno che mi prende, che mi fa parlare per la mia sventura, ma l’ammiro tanto tanto tanto, onoro tanto in Lei quella fede in un ideale che vorrei pur avere e non posso, sento quanto è bello il Suo proposito, quanto è grande, darei tutto il mio perchè servisse ai Suoi studi, al trionfo delle Sue idee, di ciò ch’Ella chiama la giustizia assoluta.

Non vi è sacrificio che non farei! Non merito proprio, creda creda, ch’Ella mi dica quelle cose terribili, non tengo alla ricchezza, non tengo ai godimenti, non tengo al mio ambiente, lo domandi alla signora Cerri, non tengo neppure all’eleganza se non per Lei, perchè anche se Lei non mi vede, voglio sempre figurarmi di esserle presente. Se Lei me lo permette, io lascio tutto. Cedo tutto a mio fratello e vengo a servire Lei se vuole; se non vuole vengo a starle vicino, vivrò di lavoro e forse Lei qualchevolta avrà pietà di me!„

Ella s’interruppe, lasciò le mani di Piero; i belli occhi