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18 | capitolo primo. |
di domenica per rispetto alla quaresima„. “No credo un corno„, brontolò il signore acido. Gli altri zittirono, il prete ribattè in dialetto: “La fazza de manco„ e risalì subito sul suo pulpito dell’italiano, pulpito, per verità, un po’ sconnesso e sdrucciolevole.
“Dunque si sceglie domenica; questa che viene. Intanto succede che Pittimèla, loro sanno chi è, incontra a passeggio i Zigiotti, marito e moglie, e, da balordo, li invita. I Zigiotti, figuremose!, beati, beati! La cosa si spande, succede un putiferio. Nessuno vuole i Zigiotti, specialmente le signore. Pittimèla prende una fila di titoli, ma come si fa? dicono i promotori del picche-nicche, i direttori. — Come si fa? — dice una signora. — S’intima a Pittimèla, poichè ha fatto la frittata, che se la mangi e che ci liberi come può. — Un’altra dice: — Si pianta anche Pittimèla. — Un’altra dice: — Si manda tutto a monte. — Una quarta non dice niente ma subito, ticche tacche, si ammala„.
“Benone!„ brontola il signore amaro. “S’indovina chi è„. “La tale!„ dice il signore acido. “Mi no so gnente!„ esclama il prete. “Eh caro, come se no lo savesse tutti che fra so marìo e la Zigiotta....„. “Ta ta ta, ta ta ta!„ squilla in furia il marchese Zaneto. “Avanti, don Serafin„. E il prete continua: “I promotori, disperati, non