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vena di fonte alta. 373

Io„ rispose la signora Cerri con voce fredda di celato rimprovero. Jeanne non l’aveva veduta e la intese sino al fondo. Appena scambiati i saluti, si dolse di Carlino che non l’avesse avvertita prima di uscire, si dolse di non aver saputo dove raggiungere la comitiva e vantò la propria intuizione. Al fremente Bassanelli sfuggí un ironico “famosa!„. Carlino, seccato della parte di distratto affibbiatagli dalla sorella per coprire l’ottenuto suo intento di restar sola con Maironi, mise il broncio. La Cerri si alzò, ricordò al maestro ch’era vicina l’ora della lezione alle bambine e prese commiato. Il buon Bragozzo, scandolezzato dalle tesi di Carlino, dalla simpatia di Bassanelli per i pasticci, dal discorso del poeta sui clericali e dalla comparsa di Piero in quella compagnia, si sfogò, appena passata la Pentola degli Stregoni, con la signora e le confessò che a lui quel così detto Covile del Cinghiale era parso un bel porcile: “El staloto del mas’cio„.

Intanto Jeanne cercava di riaccendere la discussione. Bassanelli dichiarò ruvidamente che se altri voleva la giustizia non assoluta, a lui bastavano i carabinieri assoluti e che intendeva ritornare all’albergo col notaio per bere un’assoluta porcheria qualsiasi che gli facesse digerire la metafisica. Zoppicò giù per il sentiero con tanta sdegnosa fretta che il povero notaio, non potendo tenergli dietro