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vena di fonte alta. | 371 |
questi organismi. Puzzavano di putrido le classi ricche con i loro titoli morti, con i loro fumi di vanità, con le loro corruzioni eleganti del corpo e dello spirito. Il poeta aveva tartassato i socialisti ma in fondo parlava come un socialista e la conversazione passò dai malanni sociali alle medicine socialiste. Anche il buon maestro volle dire la sua: se tutte le note musicali volessero essere il la perchè il la comanda, addio musica! La signora batteva il chiodo della giustizia, dei torti che le sono pur fatti nella società del nostro tempo; e Carlino, dopo avere rimbeccato il poeta mettendo avanti che praticamente l’avvenire non esiste ma esiste soltanto una serie di presenti, sostenendo quindi che vera scienza della vita è il godimento e la interpretazione ottimista del presente, uscì a dire che in fin de’ conti esistono infiniti concetti individuali della giustizia, ma proprio la giustizia non esiste. “A pian!„ fece il giureconsulto. Era destino ch’egli non potesse mai passare oltre il suo consueto esordio. Jeanne si affacciò all’entrata del Covile con Maironi.
La signora Cerri arrossì. Ella non sapeva che Maironi fosse a Vena. Non vedendolo comparire aveva sperato e osservato Jeanne. Jeanne assisteva, ogni domenica, alla messa parrocchiale e vi teneva un’attitudine perfetta. Veniva quasi tutti i