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vena di fonte alta. 367

cole borse di artisti e di poeti, uno dei quali ultimi, innamorato di Vena, dell’Acqua Barbarena e di Picco Astore, ci viene tutti gli anni e ha imposto a ciascun sasso, a ciascuna zolla dell’altipiano, nomi che nessuna carta topografica riproduce e che tuttavia trovano favore. Così si spiega lo sbalordimento di un ingegnere del Catasto, che recatosi all’Hôtel Astore in cerca di Carlino, una domenica, quindici giorni dopo l’arrivo dei Dessalle a Vena, si udì rispondere dalla cameriera che il signore non era in casa e che forse lo avrebbe trovato nel Covile del Cinghiale.

Il Covile del Cinghiale si cela tra gli anfratti di una costa selvosa a pochi passi dall’albergo e dal villino dei Faggi dove la signora Cerri, la confidente del candido maestro Bragozzo, stava con la sua famiglia da dodici giorni. Fra una lama scoperta di ripido prato e una profonda coppa, la “Pentola degli Stregoni„, onde sopra minute plebi di arbusti salgono abeti a glorificarsi presso le nuvole, tre macigni si porgono dal pendìo come tre scarnati menti di vecchioni. Nel mediano il poeta fantastico raffigurò un grugno di cinghiale. Dal destro e dal sinistro pendono i due capi della breve semicorona di faggi che forma il Covile. Due giovani abeti ne fiancheggiano la stretta bocca, altri due si disegnano nell’intervallo dei tronchi