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352 capitolo sesto.

esordio e non aveva voglia di aiutarla. Tuttavia, essendo entrato il domestico per accendere il gaz, lo licenziò. Era quasi un invito a parlare. Infatti la suocera gli domandò se fosse contento.

“Di che, mamma?„

“Del servitor„.

Una risposta indifferente e un’altra pausa. Piero, tanto per fare qualche cosa, gettò nel cestino alcune buste lacerate. Allora la marchesa fece questa osservazione acuta: “Lettere. Ghe n’ò avudo una anca mi„.

Ella si mise a parlare confusamente di una lettera scrittale dalla villa dov’era venuta apprestando un quartiere per la sua figliuola quando uscisse dal manicomio. I bambini del gastaldo avevano il morbillo. “Dunque mi digo che no convien„. Questo primo piccolo garbuglio uscì alla luce della occulta matassa dei suoi pensieri.

“Cosa non conviene, mamma?„

“De condurla là„.

Piero fece per domandare: chi? ma comprese in tempo che si trattava dell’Elisa, certo. Silenzio.

“Che ghe sia malanni a cossa xela?„

“Dove?„

“A Valsolda„.

L’inatteso nome, l’inattesa proposta che balenava nei disordinati discorsi della marchesa, lo colpirono.