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348 | capitolo sesto. |
Jeanne obbedì sull’atto e Piero sentì di essere stato troppo aspro, n’ebbe rimorso.
“Non mi parli più così„ diss’egli, con dolcezza. Ella non rispose; volto il viso al finestrino, piangeva. Piero mormorò dietro il giornale: “Mi perdoni Lei, adesso„. Jeanne rispose quasi inintelligibilmente “grazie„ senza togliere il viso dal finestrino. Egli riprese con dolcezza maggiore ancora: “Se può, non pensi più così„. La risposta fu: “Vorrei morire„.
Egli non osò replicar parola. Parvero assorti l’una e l’altro nel ritmico battito che durante il loro silenzio mortale misurava precipitosamente la fuga degli angosciosi momenti.
Quando il treno rallentò e Piero si alzò a raccogliere il proprio bagaglio, Jeanne trovò modo di chiedergli sotto voce, a mani giunte, la promessa di salire a Vena. Lo guardò, perchè egli esitava, con una inesprimibile supplica negli occhi, ebbe la promessa, la volle ripetuta, solenne, baciò con soavità umile di gratitudine la mano amata. Si lasciarono così.