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340 capitolo sesto.

dente, un assalto di dolore e di amore, un inenarrabile anelare dello spirito a Dio. Passata la prima violenza di quest’onda, egli si era posto in difesa contro se stesso, contro le proprie tendenze mistiche, contro tutto che potesse condurlo ad abbandonare la sua prefissa via di un apostolato per la giustizia sociale, senza odio alla Chiesa cattolica, ma del tutto indipendente da essa; la via che avrebbe dovuto sognare per lui sua madre quando non credeva che nella idea di giustizia, non adorava che l’idea di giustizia. Egli riconosceva in se stesso il sangue di lei e il sangue del padre, il loro fatale conflitto rinascente. Gli venne il sospetto che la sottomissione di sua madre fosse stata piuttosto amorosa e pietosa che sincera. Subito pensò a quella gran lealtà di lei, a quella fierezza. Come avrebbe mentito? Malgrado tutto, il sospetto ritornava. Gli era tuttavia duro il lottare contro il sangue di suo padre. Gli balenavano nel cuore incerto immagini di vita solitaria, contemplativa, consolata di pratiche religiose, nella casa de’ suoi vecchi, gli balenava nella memoria il consiglio di don Giuseppe Flores. E tosto rompeva con questi sogni. A poco a poco si venne formando in lui la convinzione che il cimento fosse decisivo, che se gli riuscisse di vincere, sarebbe poi rimasto fermo per sempre nel concetto più razionale della