Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
334 | capitolo quinto. |
padre e mia madre, ecco ancora il fievole suono delle campane grandi che parevano incommensurabilmente lontane. Oh Jeanne, io vi ho sentita la voce di mio padre, tanto triste, tanto severa! Comprendi?
“Partirò sabato col primo battello, per Lecco e Rovato. Vorrei pure informarmi di tante cose, prima, di tante persone del tempo passato. Addio! Come penso io a te e all’avvenire? Lo so io ancora? E sarebbe stato degno, sarebbe stato possibile ch’io tacessi con te tutte queste cose e la mia dolorosa tempesta interna?„
Le Fate, che in quel momento, felici della loro serata trionfale, ne parlavano, facendosi spogliare, alle cameriere dormigliose e loro lodavano, per pungerne l’amor proprio, l’acconciatura di Jeanne, non sospettavan certo che lei, la maggior trionfatrice, chiusa la persona in una veste da camera, sciolti i capelli magnifici, piegata la fronte sopra le mani congiunte a coprire una lettera, piangesse, come la notte, un silenzioso pianto.