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332 | capitolo quinto. |
umile, tenero amore per la sua compagna incredula! Niente la superbia di chi si pretende solo possessore della verità; fede, semplice fede, fede di uno che crede come una pianta piega verso il sole, perchè non potrebbe fare altrimenti. Quindi trovai lettere dello zio e della nonna Rigey, meno interessanti. Poi una busta con una ciocca di capelli di mia sorella. Quale commozione dopo aver letto di lei quello che avevo letto, povera piccina! Ma più ancora pensando a mio padre e a mia madre che a lei. Poi un’altra busta con la scritta di pugno della mia povera mamma: Preziose reliquie.
“L’apro; un poco di cenere in un foglietto bianco. Preziose reliquie! Cosa potevano essere? Pensai e mi venne in mente questo, non so dire con quale tremito di riverenza: le lettere di amore di mio padre. Ah che cosa, Jeanne, che parole, che cenere casta e santa! Che unione è stata quella di mio padre e di mia madre, quanto era dolce questo mio pensiero e quanto era amaro! Mi son sentito come soffocare, prender via dal mondo dei vivi, portar là dentro fra quelle ombre di un mondo passato.
Dovetti aprir la finestra, star lì un pezzo con le mani alle imposte, respirar l’aria notturna, sentendo la realtà delle cose presenti senza pensare a niente. Non vi erano più che due carte da guardare. Fui incerto se leggerle o no, mi pareva