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324 | capitolo quinto. |
stata proprio l’idea di una bestia. Di buono c’è questo„.
Voleva dire il Rüdesheimer.
Anche donna Bice aveva trovato un’amica, la moglie del maggiore di artiglieria Alberto D’Ambiveri, una giovane signora romana, buona di cuore e, nei momenti gai, terribile di lingua. Seduta accanto a Bice sur un divano della Cina, aveva un motto, un maligno sussurro per ciascuna delle signore e per molti fra i cavalieri che sfilavano loro davanti, entrando nella sala da ballo. Bice, naturalmente, non conosceva nessuno e la D’Ambiveri le faceva sotto voce le presentazioni. “Signorina... rapa — Conte... oca pomposa — Signorina... suor Preziosa, guardatemi e non toccatemi — Contessa... suor Severa, toccatemi e non guardatemi. — Signora... suor Tenera, guardatemi e toccatemi — Contessa... sangue reale, imperatrice di Ciampino — Tenente... uccellin bel verde — Signorina Carolina... Carlamagna — Signorino e signorina... scoiattolo e scoiattola — Madama... la virtù in gloria„. Quando passò Destemps che dava il braccio alla padrona di casa, non si tenne dal mormorare: “Baciate il piede al successor di Piero„. Donna Bice sorrise di un sorriso profondo e si affrettò a informarsi di Maironi. Era veramente interessante?
“Qui non piace„, rispose la D’Ambiveri. “Lo