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12 | capitolo primo. |
dall’infanzia, era stato pupillo del marchese Scremin suo parente per parte di una defunta marchesa Scremin maritata Maironi, bisnonna del giovane; che aveva sposato l’unica figliuola degli Scremin; che sventuratamente la giovine signora, colta pochi mesi dopo il matrimonio da grave malattia mentale, giaceva da quattro anni, senza speranza, in una casa di salute. Il marito non se n’era consolato mai, non andava in società, viveva ritiratissimo, frequentava molto le chiese, studiava molto. Ricco assai per la eredità della bisnonna, più ricco degli Scremin, non si occupava punto de’ suoi affari, largheggiava in beneficenze.
Il povero prefetto sarebbe rimasto male se, partita la dama col cavaliere nel coupè che li seguiva, avesse udito l’arguto gentiluomo commentar piacevolmente il suo copricapo, un Pantheon, e, rifacendogli il verso, la sua larga cravatta: “Un vero hollare di haval di harretta dello Stato!„ Quanto a Maironi, nè il cavaliere nè la dama lo potevano soffrire, e dopo servito il prefetto si sfogarono sul nuovo consigliere, un antipatico, un baciapile, un orso, uno strambo, un ambizioso coperto che probabilmente sapeva collocare le sue beneficenze a frutto. Il cavaliere neppure voleva credere alla santità di un uomo giovane, da quattro anni ammogliato e non ammogliato. Povero cavaliere, povera