Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
numina, non nomina | 317 |
gelati, nelle stanze che fronteggiano la valle del Silenzio, dipinte pure dal Tiepolo con l’estro più fantasioso e denominate da Carlino la Cina dei mostri, la Georgica, la Galante, l’Olimpo, la Darwiniana, l’Anacreontea. Il successo della fiaba era stato così grande che soltanto le signorine parevano impazienti di ballare. Si faceva un gran chiasso intorno a Carlino e intorno alle più sicure delle presunte fate.
Ah Lorelei
Rapir vorrei!
mormorò a Gonnelli il cupido Bessanesi, molto ammirando lo scollato della signora tedesca. “Ah, Bessanesi, Bessanesi, che dice mai?„ fece alle sue spalle, battendolo col ventaglio, donna Bice.
“Sì, lor e Lei - Rapir vorrei!„ rispose il pittore, pronto.
Donna Laura prese a braccetto una delle fate, una piccola fata irrequieta e nervosa, sua compagna di classe a Poggio Imperiale, e col pretesto di vedere i Tiepolo si fece portare nell’Anacreontea, il mirabile salottino dei putti, l’ultimo delle stanze verso levante, dove non c’era nessuno. La interrogò sugli amori di Maironi e di Jeanne.
“Ma non se ne parla più!„ rispose la fata spen-