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numina, non nomina 309

geno aveva già battezzato, per i calzoni laici e per certa femminilità del vecchio viso imberbe, pretoides brachyfera. Quando essi entravano, Carlino, addossato al quadrato bianco delle proiezioni, stava spiegando al pubblico che il suo discorso, di soggetto fantastico, richiedeva una introduzione musicale. Pregò di non applaudire la musica quantunque di un grande maestro e ben eseguita. Le lampade elettriche mancarono a un punto, sul quadrato bianco apparvero nuvole notturne soffuse di albori lunari e un’orchestrina invisibile attaccò le prime battute del Sogno di una notte d’estate di Mendelssohn. Donna Bice, la buona signora Colomba Raselli, la Gonnellina, suo padre, Dane, Bessanesi, il maestro Bragozzo fecero: “oh!„. Destemps disse forte “bene!„ Tutti gli altri, signore e signori, stettero duri, con l’aria di gente avvezza e difficile. La Raselli si attentò di domandar sottovoce a una maestosa vicina impassibile: “Cossa xeli, contessa, quei spegazzi?„

La vicina rispose maestosamente:

“Mi no so„.

Una vispa signorina seduta presso la Raselli mormorò:

“El sarà el caldiero de le strie che fuma„.

“Al manco„, pensò la Raselli, “che le strie me trovasse el me fiocheto„. Appena finita la musica,