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ab ovo. 11

marchesa spendeva il mese nello zucchero e nel caffè, e a quale altezza favolosa giungevano le calze del marchese. Avrebbero potuto offrire al prefetto la completa biografia del nuovo consigliere, ornata di un ritratto cui non sarebbe mancato un pelo. Forse gli sarebbero soltanto mancate certe ombre recondite nell’occhio, inafferrabili dal loro intelletto e di pochissimo conto per l’amministrazione provinciale. Ma nessuno dei due s’attentò d’istruire il prefetto in presenza dell’altro che lo avrebbe poi raccontato al mondo. Convien dire altresì che se non erano parenti nè amici degli Scremin, sentivano però di avere un decoro comune con quei nobili di vecchia razza e il linguaggio poco riguardoso del prefetto li aveva turbati come un leggero urto di contraccolpo all’aristocratico sedile onde assorbivano, dissimulandolo, coperte, intime dolcezze. Il nobile signore arguto poteva bene burlarsi degli Scremin in privato come fece poi quando gli riescì di cavare a Federico la storiella dell’uovo, ma in pubblico era un’altra cosa e quando gli capitava d’incontrar la carrozza della marchesa Nene, salutava solenne e compunto come se passasse una persona della Sacra Famiglia. Così il prefetto potè solamente sapere che Piero Maironi, nato dalle nozze poco savie del nobile Franco Maironi, bresciano, con una persona inferiore, orfano