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298 | capitolo quinto. |
da musica, è antica. - L’erma di Virgilio, nella sala da pranzo, è di uno scultore russo - quelle dell’Ariosto e del Tasso sono di... di... di... adesso lo domando a Carlino„. Subito il cavalier faceto lo battezzò per queste sue ambiziose familiarità ridicole “el fiolo de la balia de Carleto„ e per tutta quella sera il nomignolo gli rimase. C’eran bene alcuni buoni conoscitori e alcune fini conoscitrici che gustavano le armonie squisite degli arredi e delle pitture e sostavano a considerare i fregi dorati sul cuoio bianco degli usci antichi, nè attraversavano il corridoio fra la sala di Virgilio e la sala del Tasso senz’ammirare alle pareti il ricchissimo soprariccio di Venezia. Ma i più si compiacevano di altre cose, della folla elegante, della gran luce, della grande ricchezza, di trovarcisi come invitati; benchè quest’ultimo godimento fosse molto attenuato dalla copia degli inviti, non fosse condito di esclusioni saporose. Molti signori si compiacevano inoltre, in diversa misura, secondo il grado, la bellezza e la giovinezza della compagna, di dare il braccio a una dama; e altri signori si compiacevano di piantarsi ai passaggi fra la sala e la sala, indagando dall’alto le spalle e i palpiti di quelle che talvolta erano costrette a sostarvi.
“Il nostro Olimpo„ disse con voce nasale un