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294 | capitolo quinto. |
ch’el te stà tanto ben!„ e finalmente i bisbigli della cameriera: “El se meta el smochi, conte!„ “E mi aseno„, conchiudeva il narratore, “meteme el smochi„.
In tutte le carrozze si criticavano i Dessalle per non aver indicato l’ora in cui sarebbe finito il trattenimento e per gl’inviti troppo larghi. Il cavalier faceto supponeva di aver a star in cucina. Nelle carrozze di soli uomini si passavano in rassegna i relativi abiti neri, se ne pubblicavano l’età, le origini e i fasti e non mancò chi vi andasse fiutando la carbolina. Ma tutti, cavalieri e dame, erano curiosissimi della conferenza e delle proiezioni, perchè si diceva che la conferenza fosse in parte un madrigale all’indirizzo di parecchie belle, amabili e spiritose signore della città, delle quali si sarebbero visti i ritratti, e in parte una pittura innocentemente scherzosa di parecchi signori che pure sarebbero comparsi in effigie.
Si pretendeva di conoscere i nomi delle signore, si parlava di peccati mortali di ommissione e di indiscrezione, di miscele inopportune, di certe signorine molto leggiadre, molto mondane, fieramente impermalite per la risaputa esclusione di tutte le signorine, tranne una, dalle proiezioni e dalla conferenza. Si commentava l’assenza di Maironi, si discuteva di una possibile rottura, con accenni