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284 capitolo quinto.

dato a Brescia, ma per affari suoi e non per occuparsi di elezioni politiche, la dama scattò:

“Ma come! Bisogna che lavori! Si lavora tutti per quel collegio! E` una febbre!„

Jeanne fremeva, Bice rideva. “Eh, si capisce!„ disse Gonnelli. “Una Vittoria di Brescia! Capperi, non sarebbe piccola cosa.„ “Una Vittoria di stucco„ osservò Bessanesi. Donna Laura si adirò: “Già Lei, Bessanesi, per un calembourg darebbe anche quella di bronzo!„. “Forse, contessa: ma la darei a Lei. Al Ministero darei quella di stucco.„ Donna Laura si riscaldò tanto che Carlino, per placarla, le promise di mandar subito un biglietto al marchese con l’invito di salire a villa Diedo per un affare urgente. Donna Laura gli parlerebbe, lo impegnerebbe, con paroline verdeggianti di lusinghe, a lanciare il genero sul campo di battaglia. Donna Laura, dissimulando una vaga notizia degli amori di Maironi, pervenutale attraverso il Ministero dell’Interno, domandò se questo signor Maironi avesse ingegno, se si occupasse di studi sociali. Invece Destemps domandò della Demente. Egli e donna Bice credevano aver conosciuto i Maironi ai Bagni di Bormio. Lui, non era un giovane alto, bruno, con una selva di capelli indocili e con gli occhi grigi che avevano una espressione singolare di avidità intellettuale? Lei era sot-