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alle virtù del genero e le buone signore, invece di parlarne alla suocera, ne parlarono, per un raffinamento di adulazione, tra loro. Una di esse aveva udito il parroco del Duomo levare a cielo la pietà del signor Maroni; un’altra riferì che la sua domestica s’incontrava ogni mattina col signor Maroni alla prima messa. La più timida non fece che correggere sottovoce le altre quando nominavano il lodato, ma per quanto mormorasse “Maironi, Maironi„ esse continuavano col loro Maroni; scusabili perchè anche la marchesa, usa rimpastar nel dialetto nomi e cognomi, diceva Maroni tre volte su quattro. La conversazione passò quindi al matrimonio di un garzone della merciaiuola dove tutte quelle signore si provvedevano di aghi e di refe.

Più tardi, partite le pedine, arrivarono quasi a un punto alcune dame e un paio di cavalieri, che si eran data la posta per alleviar le noie di questa visita a una vecchia signora, che non viveva abbastanza nel mondo per poterle parlare di cose mondane nè abbastanza fuori di esso per poterla piantare del tutto. Fu suonata la stessa musica di prima, in tono diverso. Si parlò del freddo e ci furono brevi accenni fra le dame e i cavalieri a un picknic, a una grossa questione diplomatica, a certe persone non desiderate nella compagnia. L’idea di una trot-