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numina, non nomina. | 267 |
intime cagioni di questo zelo, ma si compiacque molto che il Commendatore pigliasse interesse a Piero. Ambiva un tale patronato per l’amico suo, una guida tanto autorevole che lo avrebbe trattenuto sulla via dove lo vedeva incamminarsi verso un partito spiacente a lei per le idee e più ancora per la gente poco pulita. Ambiva di entrare in grazia del Commendatore per poter un giorno congiurare insieme. Comprendeva bene quanto poca speranza vi fosse di riuscire a ciò con quell’uomo rigido e pio. Ma insomma, sentendosi degna della stima, del rispetto di chicchessia, non voleva disperare e intanto aveva promesso a Bassanelli di fare del suo meglio perchè il desiderio del Commendatore venisse soddisfatto, lo aveva pregato di non tacere al Commendatore stesso questa sua buona volontà.
Si era indotta più facilmente al sacrificio per veder Piero malcontento di sè, della vita inerte che conduceva, rôso da inquietudini strane, ch’egli le diceva di non sapere spiegare a se stesso. Ella lo amava ora immensamente più di quando aveva dato al vento l’immaginario veleno dall’alto della loggia di Praglia significando in silenzio il proposito di vivere per lui. Lo amava molto più di quando, la sera dell’eclissi, gli aveva pôrte le labbra, premendo, per prudenza, il bottone del campanello elettrico.