Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
264 | capitolo quinto. |
“Ma sì, ma sì, son contenta, ecco, vado„ rispose Jeanne nervosa. Si alzò di botto, piegò il foglio scritto, lo pose in una busta, frettolosamente, vibrando d’impazienza. Carlino la guardò; aveva gli occhi rossi. “Oh santo cielo!„ diss’egli sottovoce, seccato. “Bella disposizione per un pranzo!„
“Ma che? Ma cosa? Ma se non ho niente! Se sono contenta, contentissima! Se sono allegra! Adesso vado a far cogliere i fiori. Dimmi che fiori vuoi „.
Ella protestava così, pentita, quasi atterrita di avergli dato segno del suo soffrire interno, tenendogli le mani alle spalle, fissandolo negli occhi, ansiosa di vederlo rasserenarsi, di udire una parola buona.
“Stai zitta, è una cosa che non può andare!„ replicò Carlino. “Te l’ho detto sempre, tu ti figuri quello che non è. Tu ti struggi per uno che non si strugge niente affatto per te. O forse aveva in principio certe idee e ha capito che con te non si riesce!„
Jeanne arrossì fino al collo, gli turò la bocca.
“No, Carlo, non dir queste cose!„
“Bene, che ti ha scritto, allora? Perchè piangi? Tu piangi per causa della lettera ch’è venuta oggi, non dire di no!„
“Prima, non piango, poi, lo so io perchè piango?„