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6 | capitolo primo. |
lei una coscienza di ermellino, così candida che persino la più minuta goccia di latte avrebbe potuto macchiarla. Le vecchie signore si eran sempre tanto guardate, nei loro colloqui, dal menomo accenno a cose politiche, a elezioni, a Consigli comunali come da ogni altro discorso che non riguardasse il tempo, la salute, gl’interessi, le vicende familiari di qualche persona, tutt’al più l’ingegno e i polmoni di un predicatore; avevano così regolarmente ammutolito e con tale identico sussiego udendo altrui parlar di faccende pubbliche e di faccende sporche, che adesso non sapevano come felicitar la suocera per la elezione del genero a consigliere comunale, avvenuta due giorni prima. Dopo aver lamentato, tutte a una voce, la fortunatissima recrudescenza di freddo che alimentava i languenti colloqui dei salotti cittadini, la più ardita arrischiò una parolina: “El ga avudo una bela sodisfazion, to genero, i me ga dito. L’è tanto bon, po, poareto„.
Le altre vecchiette, preso animo, gracidarono con le loro fesse voci untuose: “Eh quel che xe, po! — Tanto bon, tuti no fa che dire. — Se consolemo tanto„.
La marchesa Nene fece un viso grave e disse loro: “Conforti magri„. Allora venne dalle amiche qualche triste, misteriosa parola di compianto e di speranza che cadde non raccolta. Il discorso ritornò