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il caffè del commendatore. 249

amore di chiarezza, che forse in tutto questo vi era, quanto all’esito, un eccesso di ottimismo, che neppure quel ministro, forse, era in grado di promettere, ma che una probabilità, una probabilità — il Commendatore insistette sul vocabolo — c’era senza dubbio e che, senza dubbio, l’elezione di Brescia poteva pesar molto sulla bilancia.

“Ecco„ diss’egli, soddisfatto, sorridente, liberato dal suo gomitolo di ragionamenti, da ogni scrupolo di silenzi male serbati. “E spero di non aver meritato l’epigramma di un mio carissimo amico briccone, molto briccone: longus esse laborat, obscurus fit„.

L’altro rinnovò anche più vibrate le sue proteste, le quali adesso vennero accolte in pace con un “faccia Lei, faccia Lei, cosa Le posso dire?„ Tanto in pace che Maironi n’ebbe la impressione di certa spiacevole indifferenza e gli venne una gran voglia di scuoter l’uomo con qualche audace parola.

“Non è per la questione di Brescia„ diss’egli “è perchè ho affatto altre idee„.

“Bene! bene! bene!„ fece il Commendatore col viso di chi pensasse — male! male! male! — come certo confessore veneto andava dicendo — ben! ben! — ad ogni nuovo peccato che gli snocciolava il penitente.