da Brescia, dalle condizioni politiche di quella città e della provincia, dalla importanza che il Ministero attribuiva, ragionevolmente, a certa elezione politica che avrebbe avuto luogo colà in epoca non lontana. Egli calò con lente e larghe ruote del discorso, come un alato diffidente, a toccare, a sfiorare appena certo messaggio portato da un membro del Parlamento circa supposte condizioni alla nomina di Zaneto, soffiate da un ministro nell’orecchio dell’onorevole, tra le quali vi era l’appoggio di Maironi al candidato ministeriale in quel collegio del Bresciano. Maironi, mal soffrendo gli avvolgimenti di parole del prudente Commendatore, sentendo che sola cagione del suo parlare involuto era la paura di toccare Jeanne, di alludere a Jeanne cui l’onorevole Berardini aveva tenuto quel discorso, risentendosi di questi riguardi quasi offensivi per Jeanne e per lui, non attese altro e protestò che questo non era possibile, che egli non prendeva impegno, assolutamente, nè di sostenere nè di combattere alcuno. “Abbia pazienza„, fece il Commendatore desideroso in quel momento non tanto d’indurre Piero a una risoluzione qualsiasi quanto di appagare sè stesso conducendo i proprii studiati periodi a fine. E li condusse a fine spiegando lungamente e minutamente, non senza rifarsi talvolta da capo per