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il caffè del commendatore. 233

toccino di gemme come ne tengono i gioiellieri, a un gruppetto di sassolini preziosi, chiusi in un pezzo di vecchio quaderno da scuola strappato a caso, rabescato di storti caratteri puerili senza senso; e anche a un ordine mirabile di cavità sotterranee disposte per qualche occulto lavoro sapiente e benefico sotto il disordine di vecchie culture mezzo abbandonate. Ma dileguato appena il rumore delle ruote che si portavan lontano quel riverito problema psicologico, dimenticò le similitudini poetiche, rientrò in casa pensoso, curvo, sotto il peso di altri problemi, di un messaggio difficile.


III.


Dieci minuti dopo il suo ritorno da Roma, l’ottimo Commendatore sedette fresco, sereno, davanti a un mucchio enorme di lettere e stampe, suonò per la cameriera e le ordinò un caffè forte. Nello stesso momento il cuoco annunciò il signor Soldini. “Portane due„, disse il Commendatore alla cameriera. La cameriera capitò a suo tempo con due caffè, ma tosto aperto l’uscio alle spalle del Soldini, vide ch’era venuta con lui anche la sua signora, ripiegò silenziosamente in cucina e si consultò con il collega. Doveva tornar dal padrone con tre caffè?