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232 capitolo quarto.

Oh povera grama creatura, sarebbe stata beata di riposare nella morte, poichè credeva in Dio! Ma se la sua cara uscisse? Chi la proteggerebbe, chi la difenderebbe contro colei? Che saprebbe fare Zaneto? Non c’era che la sua mamma per assisterla e la sua mamma doveva, voleva vivere.


Più tardi il contadino di don Giuseppe, interrogato dalla marchesa se avesse avvertito Giacomo, balbettò parole incomprensibili; e invitato dal suo padrone a spiegarsi meglio, invece di rispondere alla marchesa, rispose a lui, sottovoce, con una faccia sbalordita: “Signor, el ga dito ch’el xe morto„. Infatti il cocchiere impertinente, uditosi chiamare “ohe, Giacomo!„ aveva gridato: “el xe morto!„ La marchesa capì, sorrise con serena commiserazione, scotendo il capo, del bello spirito suo cocchiere.

Prima di salire in carrozza ella raccomandò alle preghiere di don Giuseppe la sua figliuola.

“El me creda, don Giuseppe, Piero no la ga mai conossuda„.

Solamente lei la conosceva, solamente lei sapeva i tesori di quell’anima.

Rimasto solo, il vecchio prete ricordò che un amico suo, poeta, parlando un giorno con lui della marchesa Nene, l’aveva rassomigliata a un car-