Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
222 | capitolo quarto. |
chia di notizie e d’idee, egli nel campo maggiore della sua cultura e della sua retorica.
Per lei il seggio di senatore significava soltanto vanità e spese. Il suo più filosofico argomento contro le ambizioni del marito somigliava molto, per un curioso incontro, nel suo scetticismo pratico, all’argomento col quale Jeanne, nel suo scetticismo teorico, aveva quasi deriso le nascenti idee socialiste dell’amico: per la presenza di Zaneto nel palazzo Madama e in fondo neppure per le chiacchiere degli altri, la menoma fra le incamminate cose del mondo non avrebbe certo mutato strada! Invano il buon Zaneto, non osando rispondere ch’egli era dispostissimo a rispettare del tutto i prefissi itinerari delle cose del mondo, si metteva a distinguere l’ambizione legittima, sentimento doveroso, dalle ambizioni riprovevoli; invano le parlava di servigi alla religione, possibili a rendere anche col semplice voto. Nel dir questo egli si credeva sincero e arrivò sino a dimostrarlo alla incredula sposa che batteva e ribatteva il chiodo dell’ambizione e della vanità. Le spiegò ch’egli era della stessa pasta di tutti gli altri uomini e non si credeva immune da certi stimoli non tanto nobili; ma che siccome sopra gli stimoli forse nascosti gli appariva nella coscienza una bellezza di buone ragioni, egli non aveva obbligo d’investigar sè stesso