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il caffè del commendatore. |
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santa, imminente, alta, oscura sopra la visione distesa della sua lunga vita arrovesciata per modo da mostrare la faccia interiore come la sola che valesse. Non ne vedeva il gran bene irradiato a tante anime per vie nascoste alla sua stessa coscienza, senza opere, senza espresse parole di consiglio e di ammaestramento, solo con l’aura dell’essere suo puro, umile, pieno di Dio. Ci vedeva infiniti torpori, miserie, inerzie e persino mollezze, egli, austero a sè circa i desiderî del corpo quanto mite agli altri. Ci vedeva tracce di morti affetti inutilmente dati a fantasmi d’illusione e svaniti con essi, di altri affetti dati con troppo ardore a cose terrene, persino alla casa dove stava pregando, agli alberi del colle, ai fiori del giardino. Ci vedeva, come ombre di tristi vuoti, le perdute occasioni di opere buone e sminuite le opere buone dall’assenza del sacrificio, dall’obbedir fiacco al divino impulso, da compiacenze caduche del bene operato, se non viziose neppur virtuose. Vedeva tale la intera sua vita e non gliene veniva tristezza nella preghiera, ma tenero fervore. Segreto premio di quel suo riferire a Dio tutto il bene fattosi manifesto in lui e invece a sè tutte le lacune del bene, era una intima gioia di affidarsi povero alla Misericordia Infinita, di sentire Iddio con tanto maggior tenerezza di amore quanto più si riconosceva indegno. Quando