Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
210 | capitolo quarto. |
che Senato, altro che Senato! Presso a casa lo raggiunse arrancando un ometto in occhiali, un acuto e onesto dottor di leggi, sempre febbricitante per nobili emozioni politiche o amministrative, del tutto platoniche.
“Dunque, Commendatore, il Prefetto se ne va?„
“Non lo so„.
“Ma se la gente dice che lo fa traslocare Lei?„
“Io?„
“Sissignore, perchè il Prefetto vorrebbe arrivare allo scioglimento del Consiglio comunale e Lei no„.
E l’ometto rise d’un grosso riso per dare all’aspetto del proprio dire quel gaio e quel morbido che serve a far inghiottire altrui parole piuttosto durette e amarognole nella midolla.
“Sa cosa?„ replicò il Commendatore, molto seccato. “Io faccio come la luna; mi eclisso!„
E sparì nel suo atrio.
II.
Don Giuseppe Flores pregava nella chiesina della sua villa, solo, immerso in una doppia visione. Gli avveniva
spesso, sui sentieri del suo colle, di sostare meditando le profondità di Dio e insieme contemplando la bellezza
magnifica e pia delle cose. Così adesso il suo pensiero si affisava nell’eternità