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208 | capitolo quarto. |
locutore con un reiterato sobbalzare della persona che significava il complicato garbuglio di problemi da sciogliere, e conchiuse: “Vedrà che Soldini verrà da Lei„.
Il Commendatore osservò ch’egli non c’entrava. Pensò in pari tempo, con un visibile malumore, al colloquio chiestogli dalla signora Soldini per suo marito. Aveva sperato, sulle prime, che il Soldini desiderasse parlargli per interessi suoi personali. Lo conosceva per un logico acuto, per un politico fine, per un carattere rigido, dissimulato sotto maniere squisite e sotto molta tolleranza non delle opinioni avverse, ma delle persone che le professavano. Gli avrebbe reso assai volentieri un servigio personale che sarebbe stato il primo; trattare con lui di cose pubbliche gli garbava meno, alieno com’era dall’affrontare certe rigidezze inflessibili anche fuori di quei convincimenti sostanziali nei quali era egli pure inflessibilmente rigido.
“Vado poi anche a Roma oggi„, diss’egli rasserenandosi nella speranza che una lunga necessaria dilazione del colloquio lo facesse sfumare. Allora il Bibliotecario lo pregò di non partire senz’aver parlato con uno degli assistenti distributori; suonò il campanello per farlo venire e sussurrò, ridendo, fregandosi le mani: “una balia!„ mentre l’assistente s’inoltrava timidetto, rispettosetto.