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il caffè del commendatore. 207

tina, molto per tempo, gli era pervenuta in casa una Nota municipale, sottoscritta dal dottor Záupa, con l’ordine di non ammettere il Pomato all’esercizio delle sue funzioni fino a che non si presentasse in uniforme. Çeòla era venuto all’ora solita, aveva fatto una scenata e annunciato che si sarebbe immediatamente rivolto al Prefetto per far mettere a Záupa e Comp. il capo a partito. La Giunta si doveva riunire alle tre per deliberare ufficialmente circa le dimissioni del Sindaco. Qualcuno andava dicendo che la crisi municipale sarebbe terminata come la crisi della luna, ma il Bibliotecario, considerato l’ordine draconiano “o brache o morte„ che tagliava i ponti fra sindaco e colleghi, non lo credeva. Del resto alcuni pezzi grossi della maggioranza, alcuni Cai, come venezianamente diceva il Bibliotecario, si erano raccolti la sera prima, forse per contemplare l’eclissi, forse per altre ragioni, e avevano chiamato a sè il giornalista Soldini. Siccome il Soldini è temperatissimo e in relazione col Sindaco, si è creduto da taluno che i Cai volessero aprire trattative di pace.

“Ma se il sindaco torna pregato„, ragionò l’acuto Bibliotecario, “vuole che ceda sull’affare delle brache? E se non cede, che figura ci fa il buon Záupa? Mo!„

Qui il Bibliotecario sorrise, fissò il suo inter-